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L’intellettuale, nella accezione più semplice e meno pretenziosa del termine, è una persona che ha deciso, o meglio sente il bisogno, di coltivare il proprio intelletto. L’intellettuale, sospinto dalla curiosità verso una o più branche, tra le infinite che la cultura offre, animato da passione e curiosità, con dedizione costante e a fronte di impegni economici, dedica un’importante porzione della propria vita a questa ricerca, affascinato e frustrato, a volte, dall’ineluttabile parzialità del sapere. Si interroga continuamente e cerca conforto nelle risposte di altri uomini più o meno illustri e, a volte, attraverso di esse, comprende meglio sé stesso. Nulla di quello che apprende non è già presente dentro di sé, ma un libro o un quadro a volte glielo rivela con una nitidezza commovente, altre volte sconvolgente. La rivelazione non comporta ovviamente una soluzione ma di certo gli provoca piacere e conforto.
La figura dell’intellettuale è simile, a mio modesto avviso, a quella del collezionista. Laddove però il collezionista ricerca francobolli, rare farfalle piuttosto che auto d’epoca, l’intellettuale colleziona idee e pensieri. Spesso, va detto, il collezionista tende a svuotare la forma dal contenuto. Ad esempio, un bibliofilo può essere sedotto dal possesso del libro e possederne migliaia senza averne necessariamente letto uno, ma a pensarci bene una deformazione del genere è possibile anche nell’intellettuale, il quale potrebbe accumulare informazioni senza preoccuparsi di elaborare delle sintesi o pensieri propri.
Ci sono fondamentalmente due tipi di intellettuale/collezionista. Quelli che conservano, racchiudono e concludono in se i propri tesori, siano essi oggetti rari e preziosi o idee. Questa figura di intellettuale/collezionista non ama, per diverse ragioni, alcune subdole altre dovute a rassegnazione, condividere con gli altri il frutto della propria ricerca. Anzi, come sentinelle sulla torre più alta del castello, controllano che nessuno si avvicini. Il risultato di questo atteggiamento porta ad una sola conclusione: la negazione della propria collezione e la morte delle proprie idee. Un contenuto o un concetto che non si condivida, muore. L’altra metà dei collezionisti/ intellettuali, invece, trova piacere, per diverse ragioni, alcune subdole altre dovute a generosità, nel partecipare gli altri delle proprie conquiste. Inutile dire che questo modo di porsi vivifica e arricchisce tutti. O perlomeno potrebbe.
In conclusione:
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