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“Musica elettronica pervasa da suggestioni punk e rock’n’roll, in un orizzonte d’attesa che produce un caleidoscopico progetto aperto in cui le energie sospendono l’ascoltatore per condurlo in danze frenetiche”.
I Katap, al pubblico, si presentano così.
E’ una descrizione complessa, articolata, proprio come “Bullet” (prodotto dalla band con NutLabel e distribuito da Audioglobe), il loro nuovo disco, il terzo di un’attività iniziata nel 2005 e che li ha portati anche ad aprire i concerti di artisti come Apparat, Schneider TM e Caparezza.
E’ proprio durante questa attività live che è nato “Bullet”, che la band definisce elektro-punk, tra chitarre elettriche, sporche e polemiche, che creano contorni più tipicamente live, proprio a testimoniare le origini. Ma l’elettronica, con i suoi synth, tenendo fede alla natura del progetto, rimane sentinella vigile per offrire un sound dirompente nel quale il dancefloor si scontra con il rock’n’roll. Parola del leader e fondatore Fabio di Miero (voce, computer, synth).
Il dancefloor si scontra con il fottutissimo rock’n’roll: così definite Bullet, il vostro ultimo disco. Forse è una definizione ancora riduttiva, viste delle atmosfere molto Nine Inch Nails, delle venature anche new-wave e darkeggianti reinventate con suoni da terzo millennio…
Spesso si deve essere riduttivi nelle definizioni, per arrivare prima e in maniera chiara al pubblico, ma credo che Bullet possa considerarsi un disco da combattimento, ci sono delle influenze e sono tutte in quelle nove tracce, ciò nonostante, è un disco tutto Katap, frutto delle nostre esperienze live e delle persone che partecipano al collettivo.
Bullet, insomma, è un titolo che risponde al latinismo nomen-omen?
Si, il termine Bullet è un titolo che si spiega da solo, proiettile, come le tracce presenti nel disco sono proiettili sonori pieni di energia…Katap spara musica!
Elektro-punk, restiamo al genere con cui voi stessi vi presentate, sicuramente non è una vocazione prettamente italiana, tantomeno napoletana: cosa vi vede proiettati verso la Germania?
Si il termine elettro-punk, lo usiamo in genere per specificare il nostro genere, che non ha nulla di italico, molto più ispirato all’elettronica tedesca e a quelle sonorità, infatti non è un caso che nel disco abbiamo usato synth come il Virus dell’Access, di marca e di effetto germanico…poi c’è un omaggio a quella terra con la song Berlin…il 1989 e la caduta del muro ha segnato un cambiamento epocale e in quel brano c’è il nostro punto di vista.
Mentre questo nome del progetto – Katap – trasposizione fonetica dell’espressione inglese cut-up, un espediente letterario che consiste in assemblare frasi e parole ritagliate qua e là, traendone discorsi apparentemente significati: quanto la vostra musica e i vostri testi rispondono a questa tecnica?
La tecnica della scrittura cut-up, oltre ad averci ispirato il nome, è senza dubbio un principio fondante del nostro stile, inteso come casualità nelle mani dell’intelletto, e l’elettronica, con il suo principio di codice binario, è senza dubbio, la musica che si presta di più, tra le musiche, in questa direzione…in una visione di campionamento del mondo e di una sua ulteriore reinterpretazione.
Non a caso si parla di messaggi subliminali lanciati in “Bullet”: solo promozione?
No! L’idea dei messaggi subliminali ha una sua spiegazione…secondo tecniche di comprensione dei mass-media, il messaggio subliminale viene inteso come magic bullet, ovvero un proiettile magico, va da se, che questo titolo di disco contiene anche questa idea…Bullet attraverso i suoi strati sonori e attraverso le sue parole conduce sempre altrove, per questo diciamo che il disco possiede messaggi occulti, latenti.
Siete già sui palchi italiani con la tournée a supporto del disco: voce, computer e synth; chitarra elettrica; batteria; ancora computer e synth. Chi è Kim?
Si abbiamo cominciato il tour che ci porterà in giro per l’Italia, anche se stiamo organizzando delle date in Germania e Ungheria, rispetto ai live precedenti, questi live sono più suonati, infatti c’è batteria e chitarra oltre ai synth…e Kim è la vera star, è la bambola che sta in copertina, le avevamo chiesto se voleva farci da modella per la copertina, ma si è proposta come nuovo elemento del progetto Katap, ed era impossibile rifiutare, sai come sono le bionde.
Per ascoltare alcuni brani cliccare qui.
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